Sri T. Krishnamacharya (1888-1989)

Krishnamacharya è un perfetto esempio di equilibrio fra il rispetto della tradizione e la capacità di rinnovamento.

Sri Tirumalai Krishnamacharya è una figura emblematica della tradizione culturale Indiana e padre fondatore dell’insegnamento dello Yoga agli Europei: è stato sicuramente una delle più grandi figure dello yoga moderno, considerato il fondatore della “Scuola di Madras”.

“Insegnate ciò che è nel vostro cuore. Non in quanto vostro, ma per metterlo in comune con la persona che vi sta davanti”ecco come Sri T. Krishnamacharya ha riassunto il concetto di insegnamento dello Yoga.

Ebbe discepoli noti e potenti, primo fra tutti il Maharajah di Mysore, cosa che gli arrecò rapidamente la notorietà.
E’ difficile definire il suo insegnamento dello yoga: se prendiamo alcuni dei suoi allievi più noti, indiani come occidentali (Iyengar, Pattabhi Jois, i suoi figli Desikachar e Sribashyam, Gerard Bliz per citarne alcuni), possiamo rimanere stupiti dalle differenze nella pratica e nell’insegnamento che trasmettono.
Forse questo è l’aspetto più interessante del suo insegnamento: non aver creato delle fotocopie sbiadite di se stesso.

Nato il 18 novembre del 1888 da un devoto Vaishnavita, Srinivasa Tatacarya e sua moglie Ranganayakiamma, in un villaggio nello stato del Mysore, India del sud, Sri T. Krishnamacharya era il maggiore di cinque fratelli. La cultura della sua famiglia d’origine era impregnata dell’insegnamento del famoso saggio dell’India del Sud Nathamuni (secolo IX) autore dell’opera letteraria ‘Yoga Rahasya’ e primo maestro del lignaggio dei Vaishnava guru che seguivano la filosofia Vishistadvaita.

Da ragazzo, Sri T. Krishnamacharya fu istruito dal padre supervisore di numerosi studenti dei Veda e di molti altri testi religiosi. Da lui imparò il sanscrito e la pratica dello Yoga; dopo la morte prematura del padre, la famiglia si trasferì a Mysore e all’età di dodici anni divenne allievo nel Brahmatantra Parakala Mutt a Mysore, una delle scuole più note e rispettate nell’ambito bramanico. Qui Sri T. Krishnamacharya studiò i testi vedici, i rituali vedici, la grammatica sanscrita, il Vedanta, il Nyaya o Tarka (logica indiana) frequentando contemporaneamente il Real College di Mysore.

All’età di diciotto anni si trasferì a Benares (Varanasi) dove imparò la grammatica sanscrita e approfondì lo studio della logica. Nel 1909 tornò a Mysore dove approfondì lo studio della filosofia del Vedanta, delle Upanisad, della Bhagavad Gita e altri testi importanti vaishnavai. Nel 1914, bramoso di conoscenza, si recò di nuovo al nord dell’India per studiare il Sankhya, il più antico sistema filosofico indiano su cui si basa la disciplina dello Yoga. La sua insaziabile sete di approfondire la conoscenza dello Yoga lo portò nel 1916 in Himalaya dove, ai piedi del Monte Kailash, incontrò il suo maestro, Sri Ramamohan Brahmachari, uno yogi esperto che viveva con la sua famiglia nei pressi del lago Manasarovar in Tibet. Sri T. Krishnamacharya rimase con il suo insegnante per quasi otto anni: apprese gli Yoga-sutra e imparò ad aiutare i malati utilizzando gli strumenti dello Yoga. Il maestro gli fece memorizzare l’intero scritto degli Yoga-sutra, dello Yoga Kuranta (un testo in lingua nepalese), e altri importanti testi. Apprese gli aspetti più pratici dello yoga, molte tecniche relative agli effetti degli asana e del pranayama.

Il maestro Ramamohan esercitò una notevole influenza sulla vita di Sri T. Krishnamacharya, dandogli il grande compito di diffondere il messaggio dello Yoga e usando le sue abilità come guaritore e aiutante di persone malate.
Sri T. Krishnamacharya si rese conto che per essere un insegnante di Yoga occorreva convincere le persone che la disciplina non era solo una serie di posture, ma qualcosa di molto più profondo e ricco di potenzialità. Decise di tornare a Varanasi per continuare a studiare e costruire la sua credibilità come maestro, prima di impegnarsi nello Yoga a tempo pieno; per tale motivo decise di acquisire diversi attestati e riconoscimenti dalle Università di Calcutta, Allahabad, Patna e Baroda prima di tornare a Mysore.
Preferì diventare a tutti gli effetti un insegnante di yoga piuttosto di frequentare università o corti di re in qualità di erudito.
Sri T. Krishnamacharya mantenne la sua parola data al Guru Ramamohana Brahmachari, si sposò e rimase per sempre un uomo di famiglia, respingendo più volte le offerte di importanti centri culturali.
Con il sostegno del Maharaja di Mysore, fondò l’istituito ‘Yoga Shala’ (Scuola di Yoga) promuovendo lo yoga e i suoi benefici per il pubblico in generale.
Sri T. Krishnamacharya fu un insegnante severo, imparziale nei confronti delle credenze religiose dei suoi discepoli, pur essendo un Vaishnavita convinto. Insegnò lo yoga alle donne, in tempi decisamente problematici.
Nel 1934 scrisse il suo primo libro sullo Yoga ‘Yoga Makaranda’ (Il miele dello Yoga). In molte occasioni dimostrò al mondo le grandi potenzialità dello Yoga, per quanto concerne l’autocontrollo e la salute in generale. La sua capacità di fermare il suo battito cardiaco per più di due minuti, utilizzando pratiche yoga, fu un esempio di notevole effetto.
Richiesto dai capi di altri stati del paese, Sri T. Krishnamacharya viaggiò molto, insegnando lo Yoga; a poco a poco la sua popolarità si diffuse in lungo e in largo e insieme al suo nome diffuse il messaggio dello Yoga.

Verso il 1935, i suoi primi allievi non indiani erano Europei. Poiché sempre più Europei venivano a studiare sotto la sua guida, imparò come autodidatta l’inglese per poter impartire l’insegnamento in questa lingua. Restò a Mysore fino al 1954.

Dopo l’indipendenza dell’India, a causa di motivi politici, la ‘Yoga Shala’ fu chiuso per mancanza di fondi. Sri T. Krishnamacharya fu invitato da un uomo d’affari a Madras per insegnare Yoga dove si trasferì poi con la sua famiglia e dove visse fino alla sua morte nel 1989. La definitiva sede la stabilì in un posto chiamato Mandaveli. Sri T. Krishnamacharya non solo insegnò lo Yoga ma pro- pose anche le sue conoscenze nel campo dell’Ayurveda (medicina tradizionale indiana).

Nel corso della sua vita Krishnamacharya modificherà il suo insegnamento dello yoga volto in particolare alla asana e al pranayama. Se infatti tra il 1920 e il 1930 il suo insegnamento si basa su un preciso dominio del corpo e la padronanza di posizioni acrobatiche ed è rivolto soprattutto a gruppi numerosi di giovani, nel corso del tempo la sua partica si evolverà verso un sistema di concatenamento di posizioni ( è questo l’insegnamento che dà per esempio a suo cognato BKS Iyengar). Una volta arrivato a Madras il suo metodo si evolve ulteriormente  verso uno yoga che mira ad associare la qualità di “perfezione precisione” a quella di “stabilità conoscenza di sé”. E’ qui che la pratica di posture e contro-posture si esprime in tutta la sua ampiezza, la concentrazione mentale e l’associazione corpo respiro gioca un ruolo fondamentale in questo metodo che non ha più nulla a che vedere con la performance fisica. Questo diverso modo di insegnare caratterizza soprattutto il periodo dal 1960 a 1970  e influenzerà lo sviluppo dello yoga in occidente attraverso l’intermediazione degli insegnanti occidentali che incontreranno TKV Desikachar, uno dei figli di Krishnamacharya. Dalla fine degli anni 60 a causa delle richieste che gli pervengono  Krishnamacharya concentrerà sempre di più il suo insegnamento verso le applicazioni terapeutiche  e fra gli anni 70 e 80 comincerà a insistere sulla necessità di adattare sempre di più lo yoga alla persona e non il contrario dando grande importanza alla nozione di Viniyoga. Il termine Viniyoga è preso in prestito da Patanjali. Patanjali nel sesto aforisma del terzo capitolo degli yoga sutra sottolinea la necessità che l’esercizio di concentrazione sia adattato in funzione di livelli, questi livelli ( bhumi) rappresentano la persona con tutte le sue caratteristiche: età, sesso, salute, educazione, cultura, sensibilità e aspirazioni. La riflessione di Krishnamacharya che insiste sull’importanza di adattare lo yoga alla persona e non il contrario è all’origine di questa denominazione.
In linea con la nozione di Viniyoga, dagli anni ‘80 comincerà a costruire corte sequenze d’asana che rispondano ai tempi limitati e ai bisogni individuali delle persone della nostra attuale società. Infine dal 1985 al 1989 Krishnamacharya introdurrà all’interno della partica sillabe, parole o frasi cantate, associando lo sforzo fisico dell’asana al raccoglimento della preghiera e della recitazione dei mantra.
Krishnamacharya insegnò asana pranayma e molto altro per la maggior parte della sua vita, aveva ricevuto un insegnamento tradizionale completo e prezioso e partendo da questo insegnamento e dalla sua personale esperienza costruì una nuova serie di modi di fare, adatti a ogni persona, rapportati all’età e alle situazioni di vita.

Krishnamacharya è un perfetto esempio di equilibrio fra il rispetto della tradizione e la capacità di rinnovamento.

 

 
 

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