Prashant Iyengar sulle spalle...

ADHO MUKHA SVANASANA, URDHVA BADDHANGUGLIASANA, ADHO MUKHA SVANASANA

Il lavoro delle braccia può essere effettuato per diverse ragioni: per la schiena, per le gambe, ecc;
bisogna tener presente come lavorano i gomiti; capire prima di tutto se si riesce a estenderli e successivamente quale è al momento la nostra priorità: se si vuole lavorare più per le spalle, per lo sterno, per la gabbia toracica, l’addome, le gambe,...

Com’è il lavoro dei gomiti nel momento di non preparazione (quando si è appena iniziata la pratica?) e come cambierà in seguito, quando si è più pronti ed in seguito ancora, quando si è assolutamente pronti?

CORDE I, BHARADVAJASANA I

Mentre si seguono le istruzioni dell’insegnante o quando si pratica da soli, occorre rilassare il corpo nel suo insieme lasciando fluire l’espirazione; fatto questo, sarà necessario che a livello cerebrale (neurale) si ripercorrano, come rivedendo un film o riascoltando una registrazione audio, le tappe tecniche per l’esecuzione dell’asana in questione, perché si possano presentare le condizioni per andare oltre lo stato di rigidità e non preparazione.

Ricordatevi di non eseguire gli asana fine a se stessi, giusto perché siete in classe, ma tenete ben chiaro quale è il vostro obiettivo, siate presenti in esso con mente e respiro vigili, portando l’osservazione dal vostro interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno.

In questo caso (in questa lezione), la mente e il respiro devono essere canalizzati per l’osservazione delle spalle, e le spalle devono lavorare per il resto del corpo.

Apanic, samanic, pranic, udanic, vyanic exhalation durante l’esecuzione dell’asana (espirare integrando i cinque vayu o soffi vitali, presenti nei diversi piani fisici, rispettivamente nel basso addome, nel medio addome, nel torace, nella gola, nella testa, nella periferia del corpo) mettendo sempre più a fuoco il lavoro nelle spalle, cosicché si creino le condizioni per uno stato di osservazione, ricerca e apprendimento sempre più vive.

La nostra mente dovrà essere completamente “ossessionata” dalle spalle: tutta l’enfasi dell’esecuzione e dello studio in questo momento (in questa lezione) deve passare per le spalle per collegarle al resto del corpo anatomico. Tutto il nostro lavoro deve comporsi passando per le spalle.

Per esempio: osservare come la spinta delle dita delle mani a terra in Bharadvajasana I, agisce sulle spalle e come il lavoro sulle spalle agisce sulla spinta delle dita.

Yoga è unità delle parti e non una osservazione focalizzata in un’unica condizione.
Per questo bisogna trovare i collegamenti nel nostro processo di osservazione e apprendimento, anche se la mente è completamente presa dalle spalle, deve sentire cosa succede tramite le spalle nel resto del corpo.

Non rimanete nel “Memory Station”, ma procedete verso il “Memory Notation”: perché nel primo caso la memoria è l’unico nostro strumento e si rimane così intrappolati nella staticità (conoscenza ristagnante), non si impara nulla di nuovo e non si riesce a scoprire nient’altro se non quello che già si sa; nel secondo caso invece si usa la memoria per andare oltre quello che si era appreso, utilizzandola come base per comprendere l’inosservato.

Bisogna sviluppare la propria sensibilità, curiosità, umiltà e non bisogna praticare per soddisfare Mr. Iyengar, il proprio insegnante o il proprio ego; ciò non ha nessun significato, anche perché sia Guruji , che il nostro insegnante, che noi stessi, non saremo mai soddisfatti abbastanza.

Si può davvero capire il lavoro delle spalle, lo yoga o la vita in generale, leggendo un libro o degli appunti?
Bisogna sperimentare per poter veramente capire, veramente apprendere!

Il presupposto essenziale è creare le condizioni di preparazione in noi stessi, tramite la tecnologia dello yoga.
In questo modo qualsiasi cosa ci riserverà la vita, qualsiasi situazione dovremo affrontare, saremo in grado di accoglierla, sperimentarla e imparare da essa (ciò non significa che per imparare dalla vita dovremo necessariamente fare esperienza di qualsiasi situazione possibile, la vita è miserevole e senza significato a volte); si acquisisce saggezza tramite lo “stato di preparazione - osservazione - comprensione degli eventi”, non perché semplicemente si vive nel mondo per cinquanta, sessanta, settanta anni o più.

Si dice che si debba sopportare il peso delle responsabilità sulle proprie spalle! Perché?
Le spalle sostengono e uniscono la testa al nostro corpo e la portano in giro per il mondo perché possa analizzare le varie situazioni della vita. Esse non sono semplicemente un agglomerato di muscoli, ossa e legamenti ma hanno una funzione più importante.

Avere la mente completamente nelle spalle porta ad una condizione mentale che ci conduce ad affrontare le nostre responsabilità; avremo uno stato mentale completamente diverso concentrandoci nello sterno o nella gabbia toracica.

Come l’acqua irriga un terreno, lo nutre, lo prepara ad essere lavorato, così deve funzionare il nostro respiro, in particolare la fase di espirazione, nel corpo e nella mente.

Non dovete essere perplessi, confusi, analizzare il significato delle mie parole, in questo caso dovete seguire le mie parole con entusiasmo, come farebbe un bambino al quale viene regalata una scatola piena di giocattoli.

MARICHYASANA III
BHARADVAJASANA I
MARICHYASANA III (mano dietro al muro) BHARADVAJASANA (con sedia)

Considerate la geografia come viene studiata nelle scuole elementari, medie, superiori, durante gli studi universitari o in ambito specifico: viene osservata, approfondita, analizzata, studiata, sempre più in profondità, cogliendo i suoi collegamenti con altre materie quali la politica, l’economia, le risorse, ecc.

Allo stesso modo, le spalle non devono essere considerate solo come struttura materiale fine a se stessa, ma il loro studio nel tempo dovrà essere migliorato, approfondito e collegato con altri aspetti: si inizierà nell’osservazione dalla loro struttura epidermica, muscolare, ossea, articolare, procedendo nel percepire il loro collegamento con altre famiglie articolari, apparati organici, mente, coscienza, consapevolezza, emotività, Sè.

Osservate Bharadvajasana con la sedia, come influisce il lavoro delle dita che premono sulla spalliera, sulle dita stesse? E come influisce un lavoro maggiore sull’indice, sul medio, sull’anulare, sul mignolo: ognuna di queste vie influenzerà diversamente le spalle.

La libertà nelle spalle sta qui! Non è tanto importante riuscire a muoverle completamente e ruotarle in ogni direzione, perché ciò dipende dalla flessibilità delle spalle
Tramite le spalle bisogna capire il lavoro delle dita e mediante le dita il lavoro delle spalle.

“Io capisco la necessità e lo stato di tutti, ma nessuno o pochi cercano di capire me.”
Se tutti capiscono voi, ma voi non capite gli altri siete in paradiso, ma se voi capite gli altri e gli altri non capiscono voi siete all’inferno.

Ci deve essere un lavoro olistico nello studio dello yoga! Cosa significa olistico?
Ogni parte deve lavorare per il tutto!

Lo yoga è unità! Il lavoro delle spalle in questo deve contribuire a creare i presupposti, la preparazione, per raggiungere questa unità.

Se credete di fare yoga perché venite al R.I.M.Y.I.o perché insegnate le tecniche yogiche ad altre persone, vi sbagliate.
Dovete rendervi conto che non state seguendo la via dello yoga, se non riuscite a capire come creare le condizioni di preparazione interiore per unire la struttura grossolana fisica a quella sottile del Sè.

PARIVRITTA TRIKONASANA

Quando si vive nel mondo, e lo si osserva, di solito si è in grado di capire chi è una persona responsabile e chi non lo è.
Come sappiamo, non basta conoscere i concetti etici e morali, se poi non si riesce a metterli in pratica nei fatti; la vita necessita di “compromessi” tra le azioni che ci sentiamo istintivamente di compiere e quelle che effettivamente compiamo; non si può agire a caso, solo perché al momento ci andava di fare in quel modo ed essere considerati persone responsabili.

Ma si tenga presente che non si dimostra responsabilità nemmeno nell’eccessiva rigidità e preoccupazione ogni qualvolta risulta necessario prendere una direzione o fare una scelta nella vita.

Ovviamente per predisposizione, esistono persone più o meno responsabili, ma lavorando sulla struttura delle spalle, nel modo che vi ho indicato, chiunque potrà aumentare la propria capacità di esserlo di più o di diventarlo.

Un buon esempio è quello della produzione di un vino o di un liquore: prima è necessario che si compia l’estrazione zuccherina dalla frutta “prodotto di base”, poi tramite la distilleria, ottenere la sostanza finale inebriante.

Allo stesso modo lavorando sulla struttura delle spalle per le altre parti e sempre più in profondità, si riuscirà ad ottenere una trasformazione della nostra mente e del nostro grado di responsabilità, come un prodotto distillato.

ARDHA HALASANA

Cosa imparano gli uomini partendo da un’istruzione elementare e via via procedendo verso un’istruzione superiore? Sempre le stesse cose? Sempre allo stesso livello di approfondimento?
Sicuramente no!

Allo stesso modo, nella pratica non possiamo considerare solo cosa fa questo muscolo o quell’altro, dobbiamo riuscire ad andare sempre più nel profondo, altrimenti non si può essere considerati praticanti di yoga.

Si è veramente persone responsabili quando riusciamo a gestire condizioni di stress nella vita.
Se ci preoccupiamo del nostro status, di chi ci deve dei favori, del livello di considerazione che gli altri hanno di noi, del nostro livello di potere sociale o della nostra situazione economica, tutto ciò incrementerà il nostro livello di stress. Essere veramente responsabili è riuscire a vivere gestendo queste situazioni senza dar loro troppo peso.

Se la mente cambierà tramite “questo lavoro sulle spalle”, cambierà anche il modo di gestire le situazioni della vita e di stress.

Prashant Iyengar

(figlio di B.K.S. Iyengar)

- 11 dicembre 2007 -

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