Gabriella Giubilaro: intelligenza integrale
È fra i fondatori dell’Associazione Italiana Light on Yoga per la diffusione dell’Iyengar Yoga in Italia. Lo yoga, dice, non è diventare elastici, ma più intelligenti.
Prima che Renzi facesse chiudere al traffico il centro storico di Firenze, quando tornava da un viaggio Gabriella Giubilaro chiedeva al tassista: “ Per favore passi per il centro”, perché voleva subito vedere il duomo, la piazza, le strade in cui è cresciuta. Internazionalmente famosa, unica italiana nel film Women in yoga, insegna in Russia, Cile, Giappone, Polonia, Stati Uniti. Il marito a volte le chiede: “Quando andrai in pensione, quando smetterai di lavorare?”. Lei gli risponde: “Mai”. Spiega: “Mi piaceinsegnare. È una passione, se non lo faccio mi manca. Non mi stanca viaggiare, dormo bene ovunque, in autobus, in treno, in aereo, arrivo riposata. Però, ora, sempre di più mi manca la mia casa, la mia città, mio marito, la mia famiglia, a cui sono molto legata, e l’arte e la bellezza di Firenze”.
Come tutto è cominciato
Ed è a Firenze, dopo averla inseguita via mail per mesi tra la Bielorussia e il Texas che finalmente la incontro, nel suo appartamento luminoso che si affaccia su un piccolo giardino, ombroso di alberi. Primogenita di una famiglia siciliana trasferitasi a Firenze, sei tra fratelli e sorelle, ha iniziato a praticare yoga nel ‘72 con Dona Holleman, che insegnava nella tradizione di B.K.S.Iyengar. Lei all’epoca aveva 22 anni, dopo quattro anni Dona le chiese se voleva insegnare e lei accettò. Ha fatto da assistente a Dona per sedici anni. “Un anno”, racconta, “un’amica mi disse: Perché non accompagniamo Dona negli Stati Uniti. Ottima idea risposi. Lei poi non venne, io andai. E da allora per anni ho accompagnato Dona nei viaggi all’estero, in Olanda, Inghilterra, ovunque. Per questo poi è arrivato spontaneo insegnare all’estero, avevo già molti contatti e relazioni e le persone hanno cominciato ad invitarmi”. Laureata in fisica con il massimo dei voti, ad un anno dalla laurea decide di dedicarsi esclusivamente allo yoga. Una scelta non facile, osteggiata dalla famiglia d i professionisti. “Però mia madre mi comprò i locali dove aprii la scuola e pagò tutti i lavori necessari per metterla a posto. Un atto di totale generosità, fatto anche se non approvava quello che stavo facendo. Alla gente diceva che insegnavo educazione fisica”.
Sentire lo yoga
Coerenza sembra essere la sua parola chiave. “Da ragazza scoprii che il vino mi rendeva meno efficiente nello studio e smisi, così per il tabacco. Nel ‘70, appena uscirono i primi prodotti ecologici e costavano un sacco, tanto che la gente mi prendeva in giro per il fatto che li acquistavo, cominciai ad usarli, e anche adesso viaggio con il mio sapone ecologico, cerco di non inquinare, di fare meno danno possibile. Con l’età questo mio impegno è aumentato ma ho imparato a non essere ossessiva, a non fare proselitismo. Però nel mio nuovo sito ho deciso di accogliere articoli scritti da esperti su questi aspetti: la sostenibilità, la corretta alimentazione. Molte persone si rivolgono allo yoga per stare meglio, ma per stare bene non si può prescindere da una corretta alimentazione.
Io e Guruji
La sua storia professionale rimanda a quella dello Iyengar Yoga. Quando lei cominciò, la scuola non aveva diplomi. Per la pratica c’erano dei programmi fissi che si alternavano nelle lezioni: posizioni in piedi, in avanti, indietro… “Era facile capire cosa praticare però non c’era molta attenzione per le esigenze particolari delle persone, per i principianti”, spiega. “Per cui per me è stata una scoperta l’imparare a diversificare in base ai bisogni e ai limiti individuali”. Dall’83, quasi ogni anno ha frequentato in India i corsi di B.K.S. Iyengar e della figlia Geeta Iyengar. Solo nel ‘90 la scuola Iyengar Yoga ha introdotto i certificati che autorizzano all’insegnamento e nel ‘92 lei ebbe il suo. “Ora la struttura della formazione è molto codificata. Ogni certificato dà la possibilità di insegnare solo le posizioni relative a quel certificato. Ad esempio per poter insegnare nelle “classi speciali” dove si aiutano persone con esigenze specifiche, che hanno subito dei traumi o altro, bisogna avere sei certificati cioè aver superato sei volte gli esami, e va considerato che per ogni livello sono necessari uno, due anni di preparazione. I primi livelli si possono superare in Italia, gli ultimi in India.
Il senso dell’insegnamento
Gabriella è una delle esaminatrici riconosciute da B.K.S. Iyengar, e la sua scuola è una delle sedi di esame in Italia. “Si guarda la qualità della pratica, la capacità di tenere la postura e di mantenere l’attenzione in ogni parte del corpo, si guarda il modo in cui viene insegnata e l’abilità nel modulare l’insegnamento sulle diverse capacità delle persone. Per superare i livelli più avanzati, si chiede sempre più stabilità e il saper correggere le persone in maniera sempre più raffinata capendo le loro esigenze. Un buon insegnante è colui che sa sviluppare e risvegliare l’intelligenza delle persone, è colui che ha la capacità di portare l’attenzione della persona là dove non la porta, che sa guidare l’allievo a non compensare, a saper connettere tutto il corpo, a rispettarne l ’integrità. In sei anni mi sono laureata in fisica, invece in sei anni di yoga ero niente. Per lo yoga ci vuole più tempo. Dopo dodici anni tenevo dei seminari, pensavo di sapere, perché ero in grado di spiegare le posizioni ma non sapevo leggere il corpo mio e degli altri come ora, non sapevo aiutare come sono in grado di fare ora. Quando ho iniziato a praticare yoga ero molto rigida e pensavo che dovevo imparare a diventare flessibile; ora so che il compito non è questo. Bisogna imparare a essere forti in maniera diversa, forti grazie all’allineamento dello scheletro, al rinforzare i muscoli interni rilassando quelli esterni”.
Luci dell’est
Le chiedo come mai insegna così spesso nei paesi dell’est, se ama la Russia. “Sono anni che a Firenze studio il russo, senza grandi risultati, faccio sempre confusione tra polacco e russo e bielorusso…”, racconta ridendo. “Ho un legame speciale con questi paesi. Ho cominciato ad andare in Polonia nell’83, ci andavo d’estate, non guadagnavo nulla e mi pagavo da me anche il viaggio in macchina o in treno. Ho insegnato in tutte le città della Polonia, la conosco come la Toscana. Dalla Polonia sono nati i contatti con la Bielorussia e poi la Russia. Sono nazioni dove, specie nel passato, non c’erano molte cose, dove allo yoga veniva data tanta importanza. Lo yoga in questi paesi ora è popolarissimo. Io ci andavo per aiutare a diffonderlo ed in cambio ne ho ricevuto tanto affetto, tanta riconoscenza. Una volta, in Bielorussia, mentre stavo ripartendo verso casa in autobus, gli allievi si misero intorno all’autobus e, per salutarmi, cominciarono a cantare, un episodio che mi commosse. Mi affeziono alle persone. Cerco di andare negli stessi posti, cerco di dare continuità agli alunni, così da essere testimone della loro evoluzione.
Che consiglio darebbe a un insegnante yoga che comincia oggi?
Nel ’78 cominciai a insegnare nella scuola di Dona e spesso avevo pochi alunni a lezione, talvolta uno solo, per cui avevo modo di osservarli. Se all’inizio un insegnante comincia con classi numerose, difficilmente potrà osservare gli alunni e quindi imparare a correggere bene. Pochi alunni fanno un bravo insegnante, al principio. In ogni modo per chi inizia ora la situazione è più difficoltosa. Ci sono tante spese, tante regole da rispettare, tanta burocrazia così che è difficile guadagnarsi da vivere con l’insegnamento dello yoga. Oggi la mia scuola si è trasformata in una cooperativa, per cui possiamo condividere le spese e questo aiuta.
E che consigli darebbe agli allievi?
Una volta dicevo a tutti di praticare a casa, adesso non lo dico più, nel senso che vedo che se gli allievi vengono a scuola almeno due volte alla settimana i benefici ci sono comunque. Per chi vuole praticare e ha poco tempo suggerisco d i fare le posizioni capovolte perché danno stabilità e forza alla colonna, ossigenano il cervello, rendono forte il cuore. Aiutano il sistema immunitario. Quando studiavo fisica e avevo poco tempo facevo le posizioni sulla testa e sulle spalle tutti i santi giorni e ho visto che mi hanno aiutato tantissimo.
Lei da trent’anni frequenta un maestro che ha la fama di essere severo, anche troppo..
“Per me è una persona che ha molto fuoco dentro, molta energia”, osserva di slancio. “Richiede il massimo dai suoi allievi e c’è chi lo accetta e chi non lo accetta. Per me incontrarlo è stata un’esperienza bellissima perché ha tirato fuori le mie potenzialità. È difficile cambiare, la trasformazione richiede più di quanto in generale le persone sono disposte a fare. Si fugge dal cambiamento con mille scuse, per non affrontarlo. È vero che Gurujj ti può spaventare, io l’ho sentito il primo anno. È che lui ti sprona con severità ma poi, dopo, ti guarda e sorride e allora capisci che lo fa per te. Se non riesci a superare quel momento, se non arrivi al sorriso, vedi solo il lato negativo. Lui ha una capacità di vedere e capire le persone straordinaria, di fronte a lui sei nudo. Ho fatto dei seminari con lui assieme a 1000 persone e ognuno si sentiva osservato. Ora, a 94 anni, pratica ma non insegna, eppure quando è in classe ne senti la presenza. Anch’io sono severa, sono esigente”.